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I Figli dell’Immacolata Concezione (Concezionisti) che da Padre Luigi Monti, nel corso di una fondazione laboriosa e contrastata, hanno ricevuto il nome, la regola e l’abito reli­gioso, considerano pienamente attuali i valori spirituali che per un’esclusiva scelta di fede, hanno guidato e sostenuto il Beato Luigi Monti in tutta la sua vita. Anzi, proprio nella sua qualità di uomo totalmente consacrato a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza vissuti esemplarmente lungo tutta un’esistenza segnata dalle fatiche e dalle contrarietà, essi ravvisano il presupposto animatore della sua opera che ebbe di mira la dilatazione del Regno di Dio mediante l’esercizio della carità attiva.

Da lui con l’esempio di un ininterrotto colloquio interiore con Cristo e la Vergine Madre, ricevono ancora oggi l’esorta­zione a vivere e a praticare l’autentica carità di Cristo, che ben diversa da una generica e distaccata beneficenza, mette il religioso consacrato a disposizione dell’uomo con tutte le proprie energie, per testimoniargli, specialmente nel momento della prova, una presenza fraterna di chiara origine evangelica.

Per questo, sotto la spinta rinnovatrice del nostro tempo che opera intensamente anche in campo ecclesiale, essi sentono la necessità di custodire e di partecipare ad altri il dono che Padre Monti, come uomo di Dio, ricevette da Lui e trasmise ai confratelli nella regola della congregazione: il dono di vivere una particolare forma di consacrazione religiosa che fondata sulle basi comuni dell’amore di Dio e del prossimo mediante la professione dei consigli evangelici, concorre a testimoniare, con uno spirito e un volto proprio, la molteplice fecondità che anima la vita della Chiesa.

Per glorificare Dio e l’Immacolata con un’opera di con­creto amore verso il prossimo, Padre Monti ha dato vita a una famiglia religiosa per l’assistenza agli infermi e l’educazione dei giovani, che la Santa Sede, attraverso l’autorità di Pio IX e dei suoi successori immediati ha riconosciuto, dandole cosi modo di sentirsi, sia pure umilmente, partecipe della missione salvifica della Chiesa.

In essa i religiosi godono parità di diritti e di doveri e la regola li accomuna tutti con il nome di «fratelli» prescinden­do dagli incarichi e dalle qualificazioni che li distinguono. Guidati da questo spirito di totale fraternità che stava tanto a cuore al loro Fondatore, i suoi figli, con la varietà delle loro mansioni, hanno l’obbligo di superare una valutazione pura­mente umana della loro posizione nella congregazione, per sen­tirsi uniti come una comunità di uomini ugualmente respon­sabili nella dedizione a Cristo presente nel fratello sofferente o bisognoso di assistenza.

Anche l’autorità, esercitata dal Beato Fondatore con grande paternità, ha ricevuto da lui, secondo l’esortazione del Van­gelo, un orientamento di generoso servizio verso gli altri, che senza farle perdere il suo valore determinante nelle deci­sioni che riguardano l’obbedienza religiosa, li induce a cercare nella collaborazione e nel consiglio dei fratelli, il mezzo più efficace per realizzare il bene comune.

Nella regola e nelle tradizioni della sua congregazione, Padre Monti ha fatto confluire la stima che nutriva per la vita comunitaria, scandita sui momenti di incontro dei fratelli tra loro, nell’azione liturgica e nella preghiera, nel lavoro, nella mensa e nello svago.

Giudicava l’osservanza comunitaria, nei suoi punti più rilevanti, uno strumento indispensabile per rinsaldare l’unità della famiglia religiosa, ma soprattutto una garanzia della presenza di Cristo tra i fratelli riuniti nel Suo nome.

Sulle basi della consacrazione religiosa cosi come deve essere vissuta nella pratica dei voti, Padre Monti ha lasciato ai suoi figli uno spirito di pietà che si alimenta con la vita sacramentale e liturgica della Chiesa e che trova una fisio­nomia propria nell’amore filiale per l’Immacolata Madre, pro­posta come modello di vita evangelica e invocata per la Sua maternità spirituale.

LA FAMIGLIA RELIGIOSA CFIC

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I Figli dell’Immacolata Concezione (Concezionisti) che da Padre Luigi Monti, nel corso di una fondazione laboriosa e contrastata, hanno ricevuto il nome, la regola e l’abito reli­gioso, considerano pienamente attuali i valori spirituali che per un’esclusiva scelta di fede, hanno guidato e sostenuto il Beato Luigi Monti in tutta la sua vita. Anzi, proprio nella sua qualità di uomo totalmente consacrato a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza vissuti esemplarmente lungo tutta un’esistenza segnata dalle fatiche e dalle contrarietà, essi ravvisano il presupposto animatore della sua opera che ebbe di mira la dilatazione del Regno di Dio mediante l’esercizio della carità attiva.

Da lui con l’esempio di un ininterrotto colloquio interiore con Cristo e la Vergine Madre, ricevono ancora oggi l’esorta­zione a vivere e a praticare l’autentica carità di Cristo, che ben diversa da una generica e distaccata beneficenza, mette il religioso consacrato a disposizione dell’uomo con tutte le proprie energie, per testimoniargli, specialmente nel momento della prova, una presenza fraterna di chiara origine evangelica.

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Per questo, sotto la spinta rinnovatrice del nostro tempo che opera intensamente anche in campo ecclesiale, essi sentono la necessità di custodire e di partecipare ad altri il dono che Padre Monti, come uomo di Dio, ricevette da Lui e trasmise ai confratelli nella regola della congregazione: il dono di vivere una particolare forma di consacrazione religiosa che fondata sulle basi comuni dell’amore di Dio e del prossimo mediante la professione dei consigli evangelici, concorre a testimoniare, con uno spirito e un volto proprio, la molteplice fecondità che anima la vita della Chiesa.

Per glorificare Dio e l’Immacolata con un’opera di con­creto amore verso il prossimo, Padre Monti ha dato vita a una famiglia religiosa per l’assistenza agli infermi e l’educazione dei giovani, che la Santa Sede, attraverso l’autorità di Pio IX e dei suoi successori immediati ha riconosciuto, dandole cosi modo di sentirsi, sia pure umilmente, partecipe della missione salvifica della Chiesa.

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In essa i religiosi godono parità di diritti e di doveri e la regola li accomuna tutti con il nome di «fratelli» prescinden­do dagli incarichi e dalle qualificazioni che li distinguono. Guidati da questo spirito di totale fraternità che stava tanto a cuore al loro Fondatore, i suoi figli, con la varietà delle loro mansioni, hanno l’obbligo di superare una valutazione pura­mente umana della loro posizione nella congregazione, per sen­tirsi uniti come una comunità di uomini ugualmente respon­sabili nella dedizione a Cristo presente nel fratello sofferente o bisognoso di assistenza.

Anche l’autorità, esercitata dal Beato Fondatore con grande paternità, ha ricevuto da lui, secondo l’esortazione del Van­gelo, un orientamento di generoso servizio verso gli altri, che senza farle perdere il suo valore determinante nelle deci­sioni che riguardano l’obbedienza religiosa, li induce a cercare nella collaborazione e nel consiglio dei fratelli, il mezzo più efficace per realizzare il bene comune.

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Nella regola e nelle tradizioni della sua congregazione, Padre Monti ha fatto confluire la stima che nutriva per la vita comunitaria, scandita sui momenti di incontro dei fratelli tra loro, nell’azione liturgica e nella preghiera, nel lavoro, nella mensa e nello svago.

Giudicava l’osservanza comunitaria, nei suoi punti più rilevanti, uno strumento indispensabile per rinsaldare l’unità della famiglia religiosa, ma soprattutto una garanzia della presenza di Cristo tra i fratelli riuniti nel Suo nome.

Sulle basi della consacrazione religiosa cosi come deve essere vissuta nella pratica dei voti, Padre Monti ha lasciato ai suoi figli uno spirito di pietà che si alimenta con la vita sacramentale e liturgica della Chiesa e che trova una fisio­nomia propria nell’amore filiale per l’Immacolata Madre, pro­posta come modello di vita evangelica e invocata per la Sua maternità spirituale.

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Tra le virtù da lui raccomandate primeggia la carità, un bene da coltivare largamente tra i fratelli per poterlo poi condividere in maniera abbondante con gli altri, ma il Beato Monti senti anche intensamente e pose in rilievo nella regola il valore ascetico della verginità consacrata e la pratica della povertà volontaria che richiede con l’obbedienza religiosa un abbandono totale nelle mani di Dio.

Come tutte le anime piene di fiducia nella Provvidenza Divina egli praticò per primo e volle tra i suoi uno stile di vita semplice, contento di poco, aperto alle necessità altrui e incli­ne alla familiarità con gli umili delle cui condizioni egli stesso si sentiva partecipe.

Questa cura prevalente per la formazione spirituale dei suoi religiosi non gli fece sottovalutare l’importanza di una preparazione qualificata per l’adempimento dell’attività cari­tativa. Con la previdenza di un padre al quale l’esperienza di vita ha insegnato molte cose, fece sentire ai confratelli la neces­sità di raggiungere un’istruzione adeguata alla loro missione e lasciò nella regola un forte impulso ad approfondire le proprie cognizioni professionali.

6  

Proseguendo su questa linea iniziata da Padre Monti sotto gli occhi diffidenti di chi la giudicava un pretesto per sottrarsi alle fatiche materiali dell’assistenza ospitaliera, i Figli dell’Im­macolata Concezione hanno sperimentato la preveggente sapienza del loro fondatore.

Quattro anni dopo la morte del Beato fondatore la congregazione ebbe il suo primo sacerdote, a cui presto se ne aggiunsero altri per l’assistenza spirituale nelle varie case. Le opere ospedaliere ed educative sollecitarono la formazione di religiosi medici, infermieri, educatori, insegnanti e laureati che senza rifiutare, anzi ricercando la collaborazione di laici cristianamente impegnati, unissero nell’esercizio della carità l’insegnamento di Cristo e l’aiuto della scienza.

Oggi, al giovane religioso che ordinariamente dopo gli studi secondari superiori, conclude l’anno di noviziato con la professione dei santi voti, la congregazione offre la possibilità di una scelta che egli deve compiere alla luce della vita apo­stolica che lo attende e verso la quale si sente attratto, senza trascurare l’esame attento di sé e il consiglio di confratelli che godono esperienza e fiducia.

L’ISPIRATORE DI UNA MISSIONE CHE CONTINUA

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Proseguendo sul cammino indicato dal loro fondatore i Figli dell’Immacolata Concezione svolgono la loro opera in luoghi di cura e in istituti di educazione che grazie al lavoro attento di confratelli anziani e benemeriti hanno perseguito anche in passato un’evoluzione proporzionata ai tempi. L’inse­gnamento del Beato ha trovato inoltre nei suoi successori gli interpreti fedeli che hanno saputo conciliare le indicazioni della regola con le esigenze caritative del momento.

L’assistenza ospedaliera è svolta oggi nelle case della con­gregazione con vigile spirito di aggiornamento nei metodi e nelle strutture e non si presenta certo, anche agli occhi di un visitatore prevenuto, con i contrassegni arcaici di tempi supe­rati. Del passato, anche recente, rimangono invece le conquiste e il ricordo stimolante di non pochi religiosi che nel campo della medicina, della ricerca e dell’assistenza sono stati i protagonisti silenziosi di un progresso che ha avuto di mira la salute fisica dell’uomo per una più credibile testimonianza di amore cristiano.

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La congregazione, come famiglia religiosa di vita attiva, nell’adempimento della sua opera tra gli ammalati, sente l’ob­bligo di usare tutti i mezzi che la scienza mette a disposizione della medicina, ma sente anche l’urgenza di tener vivo l’inse­gnamento del proprio Fondatore, che di superato non ha nulla, perché si fonda su un particolare modo di considerare il fratello sofferente che trova nel Vangelo di Cristo una novità di applicazione sempre crescente.

L’apertura di istituti di cura e dì ricerca propri, ha per­messo ai confratelli di articolare un servizio ospedaliero in cui le loro mansioni, dove ciò è possibile, sono sufficientemente rappresentate: dal superiore al medico, dal sacerdote al far­macista, dall’infermiere all’economo. A tutti è offerta la possi­bilità di condividere il lavoro assistenziale con uno spirito comunitario che li aiuta a equilibrare la tensione sempre esistente tra attività pratica e vita religiosa e a portare, ciascuno nel proprio settore, quel «supplemento di anima» più che mai necessario per mantenere vivi i valori del cristianesimo nell’ambiente ospedaliero.

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La congregazione, senza dimenticare la predilezione di Padre Monti per gli orfani, ma superando un irrigidimento che sarebbe estraneo allo spirito stesso del suo Fondatore, ha esteso l’attività educativa anche ad altri settori del mondo giovanile che richiedono oggi più che mai una presenza orientatrice cristiana.

Le strutture sociali del nostro tempo sono dominate da un attivismo che non conosce tregua e impedisce spesso ai genitori, soprattutto per motivi di lavoro, di seguire i figli nello studio e nel tempo libero. Esistono inoltre situazioni familiari difficili che sarebbe ingiusto ignorare e che influiscono negativamente sull’educazione dei figli.

Gli istituti e le scuole della congregazione – internati o esternati, secondo le esigenze locali – accolgono con gli orfani anche altri giovani bisognosi di assistenza, per un’azione che supplisca o integri l’educazione familiare, seguendo le linee pedagogiche tracciate da Padre Monti. Queste, oltre che nelle indicazioni della regola, si possono riconoscere in una tradi­zione educativa che ha mantenuto un carattere di fiducia e ottimismo verso i giovani, aiutandoli a scoprire l’efficacia di una collaborazione spontanea con l’educatore per il raggiungimento di risultati soddisfacenti e duraturi.

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Anche per questo impegno di animazione cristiana tra i giovani, la congregazione si avvale di religiosi culturalmente preparati i quali, nell’insegnamento, nella preparazione pro­fessionale dei giovani e nell’assistenza, possono trovare un campo di attività assai vasto che consente loro di proseguire con metodi nuovi l’opera di formazione cristiana avviata dal Padre fondatore.

Vi sono nella Chiesa del nostro tempo, persone consacrate, uomini e donne del laicato cattolico che praticano la carità di Cristo verso i sofferenti in maniera così generosa da ridestare persino l’attenzione dell’opinione internazionale più distratta. La loro opera, oltre che un valore in sè, ha una funzione indicatrice dei mali che affliggono la società contemporanea e rivela che anche per l’attività apostolica tra gli ammalati e la gioventù esistono notevoli possibilità di espansione e di rin­novamento. Se alcune forme assistenziali sembrano in declino, altre manifestazioni inquietanti e drammatiche di sofferenza attendono ancora di essere raggiunte dalla carità di Cristo, che nessuna gelida efficienza scientifica potrà mai sostituire.

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Padre Monti, così attento alle necessità dei poveri del suo tempo, ha lasciato ai continuatori della sua opera il compito di ricercare, secondo lo spirito della regola, nuovi campi per le attività caritative proprie della congregazione. Ripercorrendo la sua vita, accanto alle opere realizzate, troviamo i progetti di altre che non furono mai portate a termine, ma che riman­gono a testimoniare l’ampiezza di una carità pronta a recare sollievo alle più diverse forme di sofferenza umana.

Per dare realtà di vita a un desiderio che affiorò più volte nel cuore di Padre Monti, i Figli dell’Immacolata Concezione hanno avviato da tempo, in alcuni centri missionari, un’attività ospedaliera che iniziata in favore dei lebbrosi si è estesa agli ammalati in genere. All’opera del medico e dell’infermiere si affianca quella dei sacerdoti che prestano l’assistenza religiosa alle comunità cristiane. L’iniziativa, animata da uno spirito ecumenico e di testimonianza evangelica, mira a rendere tutti partecipi, fedeli o no, della carità di Cristo che trova modo di manifestarsi per mezzo dei religiosi e dell’aiuto materiale di quanti sentono e vivono il problema missionario della Chiesa.

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Anche nel campo dell’assistenza ai piccoli spastici, i Figli dell’Immacolata Concezione sono presenti, unificando per loro le due finalità della congregazione: quella ospedaliera e quella educativa.

Di fronte al dolore innocente che più di ogni altra sofferenza umana esige dalla fede una risposta di amore, essi si applicano a una missione risanatrice che in diversi casi può sembrare umanamente senza speranza, ma che trova la sua spiegazione, la sola possibile per chi crede, nelle parole di Cristo riprodotte a grandi lettere, come un programma di vita sulla tomba di Padre Monti, nella chiesa dell’istituto di Saron­no: « Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me ».

(P. Giampaolo Sala)